Criticità riguardano l’approvvigionamento delle materie prime e i costi delle commodities energetiche. Positive, seppur con valori contenuti, le previsioni per la prima metà del 2023.
I dati dell’Osservatorio Congiunturale sulla seconda metà del 2022, realizzato dai Centro Studi di Confindustria Lecco e Sondrio e Confindustria Como, delineano per gli indicatori associati a domanda, produzione e fatturato un quadro caratterizzato da un leggero rallentamento congiunturale a fronte di un miglioramento tendenziale.
La variazione mediamente misurata rispetto al primo semestre dell’anno, quando era stata registrata una crescita di circa dieci punti percentuali (+9,6%) sui sei mesi precedenti, si attesta al -1,2%. Il confronto con il semestre luglio-dicembre 2021 mostra invece un incremento medio del +3,9% per ordini ed attività produttiva, e del +9,3% per il fatturato.
Sono in crescita, seppur con entità modeste, le previsioni per i primi sei mesi del 2023: in media la variazione attesa per i tre indicatori si attesta al +3,3%.
La capacità produttiva mediamente impiegata tra luglio e dicembre 2022 dalle aziende dei tre territori si attesta al 72,8%, al di sotto di quanto analizzato per la prima metà dell’anno (78,7%). All’interno del campione, le realtà con oltre 50 occupati rivelano un tasso di utilizzo (77,6%) superiore rispetto a quanto indicato dalle imprese di piccole dimensioni (70,1%). Per quanto riguarda i comparti di attività, si registra un impiego medio del 73,4% per le aziende metalmeccaniche e degli altri settori; per le realtà tessili il dato si attesta al 75,9%.
La produzione gestita attraverso il ricorso alla subfornitura determina un contributo di ulteriori sette punti percentuali; l’outsourcing coinvolge in prevalenza soggetti nazionali (5,4%) rispetto a partner esteri (1,6%).
Il fatturato realizzato oltre i confini nazionali tra luglio e dicembre 2022 risulta pari a circa un terzo del totale (32,2%), a conferma della marcata propensione all’internazionalizzazione che contraddistingue le realtà dei tre territori. La quota di export supera la metà del fatturato nel caso delle imprese di medie dimensioni (53,6%) e si attesta ad oltre un quinto del totale (21,5%) per le aziende fino a 50 occupati.
La struttura geografica dei mercati esteri serviti dalle imprese dei tre territori vede al primo posto l’Europa Occidentale, area dove è generata oltre la metà delle esportazioni e una quota pari al 17,9% delle vendite totali. Le merci sono inoltre dirette verso l’Est Europa (3,5%), gli Stati Uniti (2,5%), i BRICS (2,2%), l’Asia Occidentale (1,7%) e l’America Centro-Meridionale (1,6%).
I giudizi espressi dalle aziende del campione con riferimento all’andamento del fatturato nella seconda parte del semestre, in particolare nel periodo ottobre-dicembre 2022, tracciano un quadro in cui prevale la stabilità delle vendite mentre, in caso di variazione, le indicazioni di aumento incidono maggiormente rispetto a quelle di diminuzione.
Nel dettaglio, il fatturato per il mercato domestico è considerato in mantenimento per il 38% delle imprese, in espansione per il 36,5% e in diminuzione per il 25,5%.
L’export è segnalato stabile da due realtà su cinque (39,9%), in crescita dal 32,1% e in calo per il 28%.
Le criticità riguardanti le inefficienze nelle catene di fornitura e l’aumento dei costi di approvvigionamento delle materie prime e delle fonti energetiche, già ampiamente rilevate nel corso delle precedenti edizioni dell’Osservatorio, sono state confermate anche nella seconda metà del 2022.
Per quanto concerne i costi di acquisto, il 63,9% delle imprese ha indicato di aver registrato aumenti dei listini dei propri fornitori tra luglio e settembre, mentre tra ottobre e dicembre l’innalzamento dei costi ha interessato una quota pari a circa la metà del campione (49,7%).
Considerando invece le condizioni di approvvigionamento, oltre una realtà su due (54,2%) indica un’estensione delle tempistiche necessarie ad ottenere le merci, una realtà su tre (33,8%) segnala carenze nelle forniture di merci necessarie alla realizzazione dell’attività ed infine il 14,9% indica un peggioramento della qualità dei beni approvvigionati.
Le criticità fin qui elencate, in combinazione con gli elevati costi delle commodities energetiche, hanno continuato a generare effetti distorsivi sulle aziende dei tre territori, in particolare una contrazione della redditività per circa quattro realtà su cinque (78,1%), la necessità di riorganizzare il lavoro e l’attività produttiva per oltre due realtà su cinque (40,9%), il posticipo o il ridimensionamento degli investimenti aziendali per il 27,7% del campione nonché la limitazione e, in casi più estremi, l’interruzione temporanea dell’attività aziendale per il 22% delle realtà.
La prosecuzione dello scontro armato in Ucraina e la concomitanza con le misure sanzionatorie introdotte a livello internazionale hanno ulteriormente pesato sullo scenario generale. Le imprese del campione hanno segnalato una diminuzione della domanda, direttamente dalle zone coinvolte nel conflitto o per via indiretta, nel 31,3% dei casi, e una contrazione del fatturato e della quota di export nel 21,3%; in oltre due casi su cinque (43,2%) si sono inoltre intensificate le criticità di approvvigionamento.
I giudizi formulati riguardo i rapporti tra le imprese e gli Istituti di credito rivelano un peggioramento delle condizioni praticate in termini di spese e commissioni bancarie, richiesta di garanzie e tassi per oltre due realtà su cinque (45,7%) a fronte della stabilità indicata dal restante 54,3% del campione.
Per quanto concerne la disponibilità delle banche a concedere credito espandendo le linee esistenti o attivandone di nuove, l’11,7% del campione segnala una minore propensione ad esaudire le richieste, l’85,1% non indica variazioni e il restante 3,2% comunica una maggior apertura. Con riferimento alla liquidità aziendale, il 66,3% del campione ritiene il proprio quadro nella norma, il 17% esprime soddisfazione e il 16,7% ritiene la situazione migliorabile.
Tra luglio e dicembre 2022 lo scenario occupazionale delle imprese dei tre territori ha registrato una generale conservazione dei livelli, così come comunicato da oltre due terzi del campione (67,8%). In caso di variazione le dinamiche hanno riguardato principalmente l’aumento, segnalato dal 22% delle realtà, rispetto alla diminuzione invece indicata dal 10,2%.
Le previsioni per l’andamento dei primi sei mesi del 2023 confermano sia il prevalente giudizio di stabilità (76,3%), sia la maggior incidenza delle indicazioni di espansione dei livelli (19,4%) rispetto a quelle di contrazione (4,3%).
CONSEGUENZE DEL CONFLITTO RUSSIA-UCRAINA
Il perdurare del conflitto tra Russia e Ucraina e le misure sanzionatorie hanno inciso sullo scenario generale in cui operano le aziende, in particolare aggravando le distorsioni già presenti sui mercati sia in termini di disponibilità di merci e beni, sia in termini di prezzi.
Nel dettaglio, il 43,2% del campione ha indicato di aver rilevato, nel secondo semestre dell’anno, un incremento delle criticità di approvvigionamento sia in termini di disponibilità sia di costi delle commodities, il 31,3% ha segnalato una riduzione della domanda e il 21,3% una contrazione del fatturato a causa della perdita di quote di export.
DOMANDA
La domanda ha registrato dinamiche tendenziali positive a fronte di un lieve rallentamento congiunturale nel secondo semestre del 2022. Il confronto con i livelli del periodo luglio-dicembre 2021 ha mostrato un incremento medio del +4%.
Il dato misurato rispetto alla prima metà del 2022, periodo nel quale era stata registrata una crescita degli ordini di circa otto punti percentuali (+7,8%) sui sei mesi precedenti, rivela invece una variazione congiunturale del -1,7%, inferiore alla previsioni formulate nel corso della precedente edizione dell’Osservatorio (+3%). Le aspettative sull’andamento della domanda per il primo semestre del 2023 si attestano su valori positivi, seppur contenuti (+3,2%).
PRODUZIONE
L’indicatore associato all’attività produttiva mostra andamenti coerenti con quanto esaminato per la domanda; si riscontra infatti un’evoluzione positiva a livello tendenziale mentre un calo di entità contenuta sul versante congiunturale.
La variazione misurata rispetto al corrispondente semestre 2021 risulta pari a +3,8%.
La congiuntura con il semestre gennaio-giugno 2022 rivela invece una diminuzione di oltre un punto percentuale (-1,2%), dato che, da un lato, disattende le aspettative raccolte in occasione del precedente Osservatorio (+1,2%) e, dall’altro, giunge dopo l’incremento di circa nove punti percentuali (+8,9%) che era stato registrato nella prima metà del 2022 rispetto ai sei mesi precedenti.
In linea con quanto rilevato per gli ordini, le ipotesi formulate per la prima metà del nuovo anno risultano positive, seppur con entità limitata (+3%).
Il tasso di utilizzo medio degli impianti produttivi nel secondo semestre 2022 si attesta al 72,8%, al di sotto di circa sei punti percentuali rispetto a quanto rilevato nella prima metà dell’anno (78,7%).
Restano le differenze sull’impiego della capacità produttiva rispetto alla dimensione aziendale: le realtà fino a 50 occupati indicano un utilizzo medio del 70,1% mentre per le imprese più grandi si rileva un tasso del 77,6%. La situazione risulta invece più omogenea considerando le aziende sulla base del comparto di attività realizzato: si registra un impiego medio pari al 73,4% per le realtà metalmeccaniche, al 73,5% per le imprese degli altri settori e al 75,9% per le tessili. Il contributo della produzione affidata a subfornitori risulta pari al 7%, quota che si aggiunge a quanto prodotto internamente. Le pratiche di outsourcing produttivo coinvolgono in prevalenza soggetti italiani (5,4%) rispetto a realtà estere (1,6%).
FATTURATO
Il fatturato segue le dinamiche riscontrate per la domanda e la produzione con performance migliori, in linea con quanto già esaminato per la prima metà dell’anno.
Il confronto tendenziale con il semestre luglio-dicembre 2021 è in aumento del 9,3%.
La variazione congiunturale misurata rispetto ai primi sei mesi del 2022, periodo per il quale era stato registrato un incremento del 12,2% sui livelli dei sei mesi precedenti, si attesta invece al -0,7%, al di sotto delle aspettative (+2,7% formulate a metà anno).
Le previsioni per l’andamento delle vendite tra gennaio e giugno 2023 sono positive e, coerentemente con quanto indicato per gli altri indicatori, esprimono cautela attestandosi su valori contenuti (+3,8%).
I giudizi sull’evoluzione del fatturato negli ultimi tre mesi del 2022 delineano un quadro eterogeneo sia a livello domestico, sia sul versante delle esportazioni. Le vendite a livello italiano sono considerate stabili dal 38% del campione, in crescita dal 36,5% e in diminuzione per il rimanente 25,5%. L’export si mantiene sui livelli del trimestre luglio-settembre per due realtà su cinque (39,9%), in crescita per il 32,1% e in calo per il restante 28%.
Durante il secondo semestre 2022 la quota di fatturato generato al di fuori dell’Italia è pari in media ad un terzo (33,2%) del totale. Il principale mercato di destinazione delle merci oltre confine resta l’Europa Occidentale, dove viene realizzato il 17,9% del fatturato totale.
Ulteriori aree di interesse sono l’Est Europa (3,5%), gli Stati Uniti (2,5%), i BRICS (2,2%), l’Asia Occidentale (1,7%) e l’America Centro-Meridionale (1,6%).
Se livello italiano è generato il 66,8% del fatturato, il rimanente 3,8% è realizzato nelle restanti aree del mondo.
MATERIE PRIME
Sul fronte dell’approvvigionamento delle materie prime e delle commodities energetiche permangono le criticità dei mesi precedenti.
Da un lato si confermano, per molte realtà del campione, dinamiche di aumento dei listini di acquisto: tra luglio e settembre il 63,9% delle imprese ha indicato maggiori costi e tra di essi il 16,5% ha quantificato gli aumenti con entità oltre i dieci punti percentuali. Tra ottobre e dicembre, l’aumento ha interessato invece circa un’azienda su due (49,7%), con apprezzamenti oltre i dieci punti percentuali per il 13% del campione.
Dall’altro canto, restano le distorsioni determinate dai colli di bottiglia e dalle inefficienze ancora presenti lungo le catene di fornitura: oltre un’azienda su due (54,2%) ha segnalato un allungamento dei tempi necessari a ricevere le merci, il 33,8% ha indicato una minor disponibilità di materiale sul mercato rispetto alle richieste e il 14,9% ha evidenziato un peggioramento nella qualità di alcune forniture.
A questi elementi si aggiungono gli effetti degli elevati costi dell’energia elettrica e del gas, portando a conseguenze negative per le imprese del campione: il 78,1% ha subito una contrazione dei margini di profitto, il 40,9% è stato costretto a riorganizzare parte del lavoro e dell’attività produttiva, il 27,7% ha dovuto posticipare o ridimensionare gli investimenti aziendali ed infine il 22% ha avuto la necessità di limitare o, in casi più estremi, interrompere temporaneamente parte dell’attività aziendale.
OCCUPAZIONE
I giudizi riguardo l’andamento dell’occupazione nella seconda parte del 2022 sono prevalentemente improntati alla conservazione dei livelli; in caso di variazione, è maggiore l’incidenza delle indicazioni di aumento rispetto a quelle di diminuzione. Nel dettaglio, il 67,8% indica stabilità, il 22% crescita e il rimanente 10,2% una diminuzione.
Le previsioni occupazionali per i primi sei mesi del 2023 confermano sia lo scenario di generale stabilità (76,3%), sia la prevalenza di indicazioni di ipotesi di aumento (19,4%) rispetto alla diminuzione (4,3%).