Sondrio, 04 maggio 2020   |  

Vita da pendolare al tempo del Coronavirus

di Donatella Salambat

Lunedì 4 Maggio, i lavoratori lombardi, dopo due mesi di lockdown, hanno ripreso l'attività lavorativa. I pendolari, oltre alle solite difficoltà legate alla mobilità, ora affrontano un percorso ad ostacoli sia per entrare che per uscire dalla stazioni. I più tenaci e fortunati riescono a salire su un treno.

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Controllo passeggeri in stazione, Fase 2 (credit. Agi)

Sono trascorsi due mesi dal lockdown che ha bloccato o rallentato la maggior parte delle attività e la mobilità in Lombardia.

Stamane, lunedì 4 Maggio, la regione ha iniziato una prima fase di ripresa delle attività che dovrebbe, nelle prossime settimane, portare ad un progressivo allentamento delle misure restrittive agevolando il lavoro e la mobilità.

I pendolari coperti in volto da mascherine e muniti di guanti in lattice, lunedì 4 Maggio, sono giunti anche se in numero esiguo agli scali ferroviari di Milano Cadorna e Garibaldi. Situazione un po' diversa si è verificata alla stazione di Milano Porta Genova dove si è verificato un leggero assembramento di viaggiatori.
Il 63% dei lavoratori lombardi ha superato la prima giornata di ripresa del lavoro senza grossi problemi e ha raggiunto il posto di lavoro partendo dalle stazioni di Cadorna e Garibaldi, da sempre quelle più utilizzate dai pendolari.

Lo scalo di Cadorna era presidiato da un ingente numero di militari, Forze dell'Ordine, personale delle ferrovie, Protezione Civile e troupe televisive.

Allo scalo i pendolari lombardi hanno trovato ad accoglierli qualche sorpresa, come il termoscanner posizionato su un tavolino posto a lato dell'uscita dalla stazione che con una piccola telecamera collegata ad un computer rileva la temperatura delle persone in transito.

I viaggiatori sono ripresi in volto e segnalati con un riquadro verde, se la temperatura risulta essere al di sotto dei 37,5 gradi. Se il limite viene superato il riquadro diventa rosso e scatta l'allarme sonoro di allerta. Per i pendolari le novità non sono finite qui, la società che gestisce lo scalo ha posto dei dispenser di gel igienizzante all'ingresso delle corsie di accesso.

I percorsi differenziati sono ben tre: uno centrale per chi scende dal treno e poi si reca in metropolitana, gli altri due per chi arriva in stazione e deve salire sul treno. Un vero e proprio percorso ad ostacoli che i viaggiatori hanno affrontato con qualche difficoltà.

Il trasporto pubblico locale al tempo del Covid-19 è in parte stravolto da regole di distanziamento, le due principali stazioni che rappresentano il punto di arrivo a Milano di migliaia di pendolari stamane sono risultate semi deserte se paragonate al flusso di qualche mese fa.

Nessuna ressa, l'unica cosa che ricordava la normalità era il tipico passo frettoloso di chi scende da un treno per recarsi in metropolitana e raggiungere in breve tempo il posto di lavoro.

I pendolari passano attraverso un cordone di persone in divisa militare o delle Protezione Civile quasi non curandosene perché la loro preoccupazione è di non perdere il treno.

L'avvio della Fase 2 dal punto di vista dei trasporti, anche se in apparenza sembra tranquillo, allarma non poco i pendolari. Infatti, se una vettura risulta completa, all'utente non resta che aspettare il treno successivo che potrebbe però risultare in fascia oraria soppressa.
Un ritorno al lavoro per migliaia di pendolari pieno di incognite.

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