10 Ottobre: Taiwan e le preoccupazioni indo-pacifico

Generale Giuseppe Morabito membro del Direttorio della NATO Defence College – La festa nazionale della Repubblica di Cina -Taiwan che ricorre il 10 ottobre celebra la Rivolta di Wuchang del 1911. Nel particolare, la rivolta di Wuchang del 10 ottobre 1911 diede inizio alla Rivoluzione Xinhai, che portò al crollo della dinastia Qing e alla costituzione della Repubblica di Cina l’anno seguente.

La rivolta scaturì dalle proteste causate dal “Movimento di protezione delle ferrovie” e, per la prima volta, i militari del Nuovo Esercito si unirono ai ribelli, assaltando il palazzo governativo imperiale locale e determinando il successo dell’insurrezione.

Il 10 ottobre divenne in seguito festa nazionale per il governo nazionalista e ancora prima anche per il governo Beiyang della Repubblica di Cina; ancora oggi è festa nazionale nella Repubblica di Cina – Taiwan, mentre nella Cina Popolare non è festa nazionale, ma potrebbero esserci celebrazioni locali.

La celebrazione di quest’anno arriva dopo un lungo periodo in cui il presidente della Cina Popolare Xi Jinping ha continuato ad affermare che la riunificazione di Taipei con Pechino si dovrà realizzare. L’uso della forza per tale riunificazione è minacciato da sempre e le spese militari in aumento notevole nella Cina Popolare danno sempre più credito a tale assurda minaccia di aggressione. La posizione del democratico governo taiwanese è che Taipei continua a perseguire convintamente il mantenimento dello status quo politico e della serena pacifica convivenza dei due paesi.

In tale quadro, Pechino continua la sua opera tendente a isolare la Repubblica di Cina – Taiwan dal resto del mondo utilizzando tutto il suo possibile “soft poter”. La causa principale di questa ingiustizia è la distorsione del contenuto della Risoluzione 2758 dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, che indurrebbe la comunità internazionale ad accettare che tale risoluzione equivalga al principio della “One China”, affermando in modo non corretto che Taiwan faccia parte della Repubblica Popolare Cinese e che quest’ultima sia autorizzata a rappresentare Taiwan nel sistema delle Nazioni Unite. Pechino non ha mai governato l’isola di Taiwan ma sostiene di poterlo fare in futuro una volta conquistata l’isola anche con un’aggressione militare.

Quanto precede, ha il chiaro obiettivo di cancellare giuridicamente Taiwan come Stato sovrano e negargli il diritto di partecipare al sistema delle Nazioni Unite. La risoluzione ONU 2758, adottata il 25 ottobre 1971, sul tema della rappresentanza cinese in seno alle Nazioni Unite, non definisce Taiwan una provincia della Repubblica popolare cinese, non riconosce la sovranità del Governo di Pechino sull’isola né, in alcuna sua parte, cita Taiwan; dal 1949 la realtà è che Taiwan, di fatto e di diritto, è un paese indipendente, democratico e sovrano, con legittime istituzioni tutte elette “democraticamente” in libere e pluralistiche elezioni (la cosa da’ evidentemente molto fastidio al Comitato Centrale del Partito Comunista di Pechino). Per Taipei solo il governo democraticamente eletto della Repubblica di Cina – Taiwan può rappresentare i suoi 23,5 milioni di abitanti.

Tuttavia, i 23,5 milioni di taiwanesi continuano a essere esclusi dal sistema delle Nazioni Unite. Se non ci sarà una risposta tempestiva e una chiara confutazione rispetto alla crescente disinformazione da parte di Pechino, la realtà oggettiva, con la Repubblica di Cina-Taiwan e la Repubblica Popolare Cinese che non sono subordinate l’una all’altra, sarà completamente alterata. Inoltre, c’è il rischio che la Cina Popolare ottenga una base giuridica sempre più solida per usare la forza contro Taiwan nel prossimo futuro.

La preoccupazione dei taiwanesi è quella che, in conseguenza dell’attività coercitiva di Pechino, la comunità internazionale non sarà più legittimata a offrire un eventuale congruo aiuto a Taiwan allo scopo di mantenere la pace e la sicurezza internazionale, in base al principio di risoluzione pacifica delle controversie sancito dalla Carta delle Nazioni Unite.

Pertanto, l’obiettivo principale del governo di Taiwan, anche in occasione delle celebrazioni del 10 ottobre, è aiutare la comunità internazionale a comprendere correttamente il contenuto della Risoluzione 2758, inclusa la sua totale assenza di riferimenti nei confronti dell’isola. L’interpretazione di Pechino della risoluzione, che attribuisce a Taiwan lo status di parte integrante della Cina Popolare e che conferisce a essa il diritto esclusivo di rappresentarla a livello internazionale, non è corretta e non gode di un consenso universale.

Oggi Taiwan è un partner indispensabile per l’economia mondiale, è il produttore di oltre il 90% dei semiconduttori e microprocessori. Inoltre, gran parte del commercio mondiale attraversa lo Stretto di Taiwan.

Taipei si è impegnata a realizzare il “Piano d’Azione dei Quattro Pilastri per la Pace” del neo eletto Presidente William Lai, che prevede la collaborazione con partner democratici per costruire una catena di fornitura sostenibile di “chip democratici”, promuovendo la prosperità globale e mantenendo la stabilità nello Stretto di Taiwan.

La situazione nello Stretto di Taiwan è diventata un argomento sempre più rilevante per la comunità internazionale, specialmente nel corso della guerra tra Ucraina e Russia e il conflitto di Gaza.

Per tale ragione, i leader mondiali hanno utilizzato occasioni multilaterali – tra cui le riunioni del G7, dell’UE, della NATO e dell’ASEAN – per sottolineare l’importanza di mantenere la pace e la stabilità nello Stretto di Taiwan. Inoltre, il governo degli Stati Uniti ha pubblicamente contestato, con una dichiarazione, l’uso improprio della Risoluzione 2758. L’Alleanza Interparlamentare sulla Cina (IPAC) ha approvato a luglio un “Modello di Risoluzione Parlamentare per la Risoluzione 2758”, e il Senato australiano ha approvato ad agosto una risoluzione simile.

Taiwan ha sempre contribuito allo sviluppo della società internazionale e l’atteggiamento della Cina Popolare, che distorce l’interpretazione della Risoluzione 2758 dell’ONU per isolare Taiwan dalla comunità internazionale e impedire la sua adesione, non solo potrebbe alterare lo status quo nello Stretto di Taiwan, ma metterà quasi certamente a rischio la pace e la stabilità dell’Indo-Pacifico e minaccerà l’ordine internazionale basato sulle regole.

Nel giorno della festività del 10 ottobre sicuramente da Taipei si continuerà a cercare il sostegno della comunità internazionale, perché’ solo accogliendo pienamente la Repubblica di Cina – Taiwan, sarà possibile creare un mondo migliore, caratterizzato da pace, sviluppo sostenibile e rispetto della dignità umana per le generazioni presenti e future.

didascalia: Generale Giuseppe Morabito membro del Direttorio della NATO Defence College

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