Il Parlamento Europeo, mercoledì 23 Novembre, voterà in plenaria sul tema degli imballaggi mentre l’etichettatura si affronterà a Dicembre. L’Europarlamento sembra voler attuare una prima stretta per quanto riguarda gli imballaggi, l’obiettivo è spingere al riuso al posto del riciclo.
L’etichettatura presenta diverse problematiche tra le quali una quantità di informazioni e l’ obbligo di utilizzare la lingua nel paese in cui si esporta. Una serie di regole e norme che porterebbero ad un aumento dei costi per gli imprenditori. L’eurodeputato, Pietro Fiocchi (Fratelli d’Italia Ecr) ha espresso dubbi sul dossier etichettatura che presenta diverse criticità e per quanto riguarda gli imballaggi sta lavorando a degli emendamenti alternativi insieme ad altri gruppi politici al fine di migliorare il testo.
L’onorevole Pietro Fiocchi (FdI – Ecr) ha rilasciato alle redazioni di Comolive e Valtellinanews un’intervista su due temi davvero scottanti imballaggi ed etichettatura sui quali l’Italia intende dare battaglia.
Come si sta sviluppando il dibattito all’Europarlamento sul tema dell’imballaggio ed etichettatura?
Il dossier del packaging verrà votato il 23 in plenaria a Strasburgo, mentre quello dell’etichettatura probabilmente nella prossima plenaria di Dicembre. Entrambi i dossier avranno un impatto forte sulle aziende Italiane e le votazioni precedenti nelle Commissioni interessate (ENVI e ITRE specialmente) hanno evidenziato una grossa spaccatura di intenti tra le varie nazionalità e forze politiche. Sul packaging ho sviluppato parecchie alleanze con altre forze politiche (principalmente EPP, ma anche con altri Parlamentari di Renew, S&D, ID e NI) e esiste una probabilità forte di far passare parecchi degli emendamenti che ho presentato.
Che cosa intende stabilire con la norma etichettatura l’Europa? Quali costi dovranno sostenere gli imprenditori?
La discussione è ancora in una fase intermedia. Disturba molto la spinta ad obbligare i produttori ad inserire una quantità di informazioni impressionante, come valutazioni del benessere animale e delle emissioni CO2, obbligatoriamente nella lingua del paese in cui si esporta, senza la possibilità di usare QRCode. Questa regola è particolarmente problematica per i piccoli produttori, che potrebbero essere costretti ad etichettare al momento della spedizione.
La direttiva sull’etichettatura in Italia quanto danneggerebbe le piccole medie imprese? Il sistema che l’Europa vorrebbe adottare su cosa si basa e quanto è il costo per l’industria italiana?
Di nuovo, ci sarà un aumento della complessità e della burocrazia, che si tradurrà in un aumento di costi importante. Inoltre, cosa imbarazzante per la Commissione Europea, le nuove regole aumenteranno l’utilizzo di carta e plastica, mentre la direttiva packaging obbliga a forti diminuzione dell’utilizzo delle stesse!
Le regole sull’etichettatura quali dati dovrebbero essere riportati sulle etichette dei prodotti?
Come accennato prima, la valutazione certificata sul benessere animale durante la produzione, la certificazione delle emissioni durante la produzione, i warning sui pericoli sanitari (forse gli unici veramente importanti, pensiamo ai Celiaci e alle persone con allergie), la lista completa dei componenti (con una discussione forte sulle definizioni degli alimenti composti) e via dicendo. Il tutto nella lingua del paese in cui si esporta.
Le aziende italiane hanno investito per anni nel riciclo, l’Italia è ai primi posti, lei crede che ora in Europa si rischi di tornare al riuso? E quali sono i rischi per l’industria italiana?
La strategia è quella di far passare degli emendamenti che consentano un approccio diversificato a secondo dei sistemi dei vari paesi. I paesi riciclatori (come l’Italia e il Belgio che hanno già ottenuto gli obbiettivi del 2035, al contrario di parecchi altri paesi che non sono neppure al 50%), dovrebbero continuare a riciclare, affiancando, dove fattibile, il ri-uso. Purtroppo l’Italia rischia molto per via della filiera del riciclo con oltre 100mila posti di lavoro e miliardi di Euro di fatturato. Ultimo punto critico, se passa il contenuto minimo di riciclo nel packaging, l’Europa non avrà abbastanza materiale riciclato e i prezzi saliranno a dismisura!
Lei crede che sul tema riuso, riuscirà a modificare l’approccio della Commissione europea almeno per i contenitori per alimenti e medicine?
Sarà discusso ampiamente in sede del Consiglio degli Stati membri, con una argomentazione forte che sono i potenziali aumenti di problematiche sanitarie e di diffusione delle infezioni e altre patologie da virus.
Se l’Europa decidesse sul riuso e su un sistema di etichettatura troppo articolato. Quanti posti di lavoro sarebbero a rischio in Italia?
La stima è di circa 50-70mila. Il peggio sarebbe l’aumento dei costi da una parte (tutti scaricati sull’utente finale) e un peggioramento dell’impatto ambientale, con uno sconsiderato aumento dell’utilizzo dell’acqua e dei detergenti.