A Bergamo monsignor Gänswein ricorda Benedetto XVI

«Era il mese di Ottobre quando in maniera del tutto informale si è presentata la possibilità di ospitare nella nostra parrocchia del Sacro Cuore qui a Bergamo, per la solennità dell’Epifania, l’Arcivescovo – già segretario privato di Papa Benedetto XVI e poi Prefetto della Casa Pontificia – Georg Gänswein. Poi sabato scorso la possibilità si è trasformata davvero in realtà. Cioè in una bella giornata che oltre ad una solenne celebrazione eucaristica mattutina e ai vespri la sera, ha visto un incontro pubblico pomeridiano al quale hanno partecipato oltre duecento persone…».

Appare soddisfatto don Daniel Boscaglia, oggi parroco e, nei suo anni precedenti a Roma, allievo di monsignor Gänswein per i suoi studi di Diritto canonico presso la Pontificia Università della Santa Croce. Soddisfatto «soprattutto per il clima sereno e famigliare che ha caratterizzato tutti i momenti della presenza nella sua parrocchia dell’ex segretario particolare prima del cardinale Ratzinger, poi di Benedetto XVI».

È stato così possibile ascoltare ricordi significativi, sia umani che spirituali, del “papa emerito” mancato poco più di un anno fa, grazie alla persona che ha condiviso con lui perventi lunghi anni “la stessa tavola, lo stesso altare, la stessa preghiera….”, come ha detto lo storico e giornalista Marco Roncalli, parrocchiano del “Sacro Cuore” e chiamato a condurre l’appuntamento pomeridiano sotto forma di intervista.

Dal primo incontro con Josef Ratzinger attraverso la lettura del libro”Introduzione al cristianesimo” a quello della chiamata a Roma alla Congregazione per il culto divino, poi dal servizio al Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede all’elezione al papato, dall’evento inatteso della rinuncia agli anni del “papa emerito”, monsignor Gänswein ha ripercorso le tappe di un legame fortissimo, cementato da quella preoccupazione per la verità, oltre che la carità, ben evidente nel motto di Ratzinger(“Collaboratori della verità”, “Cooperatores veritatis”), ma pure in quello scelto dallo stesso Gänswein (“Dare testimonianza alla verità”, “Testimonium perhibere veritati”) per la sua ordinazione episcopale la sui consacrazione avvenne proprio il 6 Gennaio 2013 .

Nell’intervista si è parlato anche del rapporto del cardinale Ratzinger con Giovanni Paolo che definì il porporato “un amico fidato”, poi della successione nel rapido conclave dei temi forti del pontificato.

Senza mai scadere nel gossip, il racconto ha toccato anche aspetti della vita privata nell’appartamento pontificio, poi dopo la parentesi a Castel Gandolfo e nel Monastero Mater Ecclesiae “nel recinto di Pietro”. Quanto alle dimissioni- rispondendo all’intervistatore- monsignor Gänswein ha rivelato che fu per lui un colpo durissimo e provò a dissuaderlo. “ Gli dissi ‘Santo Padre, non può farlo’. Ma mi spiegò che aveva lottato e aveva sofferto, ma non aveva più le forze fisiche e psichiche per esercitare quella responsabilità.

Non c’entrano le lobby gay, lo Ior, la pedofilia, Vatileaks” – ha proseguito padre Georg – “Non è fuggito, , ma ha rinunciato per amore di Dio e della Chiesa”. E alla domanda che ricordava l’atteggiamento diverso di Giovanni Paolo II provato dalla malattia, l’ex segretario non solo ha detto che ogni pontefice ha il suo stile e non copia necessariamente quello di predecessori, ma soprattutto che Ratzinger era convinto di non vivere più a lungo.

Del resto “Aveva detto fin dall’inizio ‘il mio pontificato sarà breve’ per l’età, e dopo la rinuncia era convinto che non avrebbe vissuto più di un anno”, ha aggiunto padre Georg. Che ha concluso l’intervista con parole commoventi.

A Marco Roncalli che gli ha chiesto di parlare a livello personale del suo stato d’animo davanti al vuoto lasciato dal papa contubernale, infatti, ha risposto con queste parole “Sento la sua onnipotenza spirituale ma la sua presenza fisica mi manca molto”.

didascalia: Da sinistra: don Daniel Boscaglia, monsignor Georg Gänswein e il giornalista Marco Roncalli

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