Fonte: https://www.anvgd.it/anche-ad-orsera-le-tombe-parlano-italiano/
di Annamaria Crasti – Vicepresidente provinciale Avgd Milano – La foto è quella dell’Anticimitero di Orsera. Le lapidi sono quelle abbattute dalle tombe degli andati in esilio. Quando le autorità jugoslave, intorno agli anni ‘50, avevano deciso di espropriare anche le tombe, molti dei proprietari non ne erano venuti a conoscenza. La maggioranza, anche se informati, non aveva i mezzi per poter pagare quanto chiesto, una cifra esorbitante per i tempi, soprattutto se rivolta ai poveri esuli che ancora vivevano miseramente nei Centri Raccolta Profughi.
I resti di chi non poteva rimanere nella sua ultima dimora erano stati gettati in una fossa comune. Le lapidi, buttate a terra nell’Anticimitero tutto circondato da alti cipressi. Questo gesto di disprezzo e di mancanza di rispetto è stato la loro salvezza. Nel corso dei decenni sono state ricoperte da un soffice tappeto di aghi di cipresso che le hanno preservate, coperte e nascoste con quello strato marrone. Mon fosse stato così, le avrebbero distrutte.
Nel 2011 l’IRCI di Trieste con la collaborazione e l’affettuoso aiuto del professor Antonio Pauletich di Rovigno ha deciso che quelle lapidi abbandonate dovevano diventare un lapidario. Ed è così che quelle vecchie lapidi, con le scritte più o meno leggibili, sono state apposte al muro divisorio del Cimitero. Eccole, ripulite, a ricordare i vecchi abitanti di Orsera, perché in nessun luogo come questo le pietre parlano e parlano in italiano. I nostri nomi e cognomi a dimostrare chi siamo stati e chi siamo.
Una lapide racconta di un Quarantotto che, dopo aver combattuto nella Grande Guerra, ha fatto ritorno ad Orsera passando per Tientsin. Di fronte alle vecchie storiche lapidi c’è il muro che costeggia la strada verso il paese. Su questo muro vi sono tre lapidi, nuove, con le scritte belle e chiare.
Una della Famiglia Carpenetti esule a Monfalcone. Le altre due le ho fatte apporre io. Una con i nomi dei miei morti ancora nella nostra tomba, dieci tra nonni zii e cugini, anche Luigi Crasti ucciso dai titini il 1. maggio 1945, “necatus a partigianis” dice il certificato di morte redatto da Don Francesco Dapiran. La tomba apparteneva alla famiglia Quarantotto di mia mamma ma ha accolto anche i miei Crasti morti a Orsera.
La seconda lapide porta i nomi dei miei morti “in esilio”. Nonne papà mamma zii. Spero che i miei figli vi facciano mettere anche il mio nome quando non ci sarò più. Entrambe le lapidi per ricordare chi è ancora là, indimenticato, e gli altri, indimenticabili, morti in Patria. Ma tutti nati a Orsera o in Istria e tutti italiani.
Il Lapidario è stato inaugurato nel novembre 2011 in occasione dell’anniversario della morte del nostro eroe volontario irredento della Prima Guerra Mondiale, Egidio Grego, abbattuto sulle paludi di Cavazuccherina- Iesolo- nel novembre 1917, pluridecorato: due medaglie d’argento e due di bronzo.
Quel giorno eravamo una cinquantina di Orsaresi partecipi e commossi, alcune mie cugine e parenti arrivati anche da Napoli, felici di ritrovarsi “a casa” dopo tanti anni. La cerimonia è stata un momento di unione tra andati e rimasti, tutti uniti nel ricordo di un tempo, di una Orsera che non c’è e non ci sarà mai più.
Il Lapidario, come il Cimitero, è curato con passione dal presidente della Marina di Orsera Armido Gerometta, il quale provvede con dedizione affinché tutto sia mantenuto nel massimo ordine.
La tomba di Egidio Grego, che dovrebbe essere tutelata dallo Stato italiano, se non vi provvede qualche persona di buona volontà, è in stato di completo abbandono. Ma quel giorno illuminata da un tiepido sole, attorniata dai vecchi veri Orsaresi, era pulita e rimessa in ordine.
Il Cimitero come il Lapidario ogni 1. novembre e’ un giardino. Su ogni tomba il Comune provvede a mettere un vaso di crisantemi gialli con un lumino.
Sulla tomba della mia famiglia, sempre da moltissimi anni, ci sono dei fiori, purtroppo finti, rossi e bianchi con le foglie verdi, un piccolo tricolore. Ma il primo di novembre di ogni anno tre piante di ciclamini, piantine vere: rossi bianchi e rossi, le foglie verdi.
Sono convinta che nonno Bepi e nonno Nane, dal là in alto dove si trovano, sono contenti di questo mio ostinato desiderio di avere almeno dei fiori freschi o finti che ricordino i colori della bandiera italiana sulla loro definitiva dimora orsarese.
A conclusione una nota. Da quando la Croazia è entrata in Europa, gli affitti delle tombe sono stati dimezzati. Me lo hanno detto quando mi sono recata per pagare l’annualità. Alla mia sorpresa, mi hanno risposto “Perché sse domaci!” La domanda che mi pongo sempre: domaci perché nati in Istria o perché siamo tutti in Europa?
Spero, ma non ne sono assolutamente sicura, sia la prima ipotesi quella giusta. Non mi so dare una risposta e non voglio chiedere. So solo che da sempre, dai miei lontani sette anni, il mio cuore, la mia mente sono altrove e quell’altrove è Orsera.