Basilica di Como commemorazione dei fedeli defunti

Il cardinale Oscar Cantoni, stamane sabato 2 Novembre, nella Basilica di Como alle ore 10.00 ha celebrato la Santa Messa per i defunti e alle ore 15.00 si recherà al cimitero di Camnago Volta

Oggi è giorno in cui affermare con forza il trionfo di Cristo crocifisso e risorto. Egli ha superato e vinto la morte e con la sua risurrezione introduce ciascuno di noi nella vita immortale dove contempleremo in eterno Dio, nostro creatore e Padre. Questa è la grandezza e la bellezza della nostra fede, cioè la vita eterna, che noi ogni volta proclamiamo mentre facciamo memoria dei nostri defunti.

In questa eucaristia ricordiamo in particolare quanti hanno dedicato la loro vita a servizio del popolo di Dio, i nostri vescovi e tutti i nostri cari sacerdoti defunti, con i canonici che hanno vissuto il loro ministero in questa nostra cattedrale. Ora godono il premio delle loro fatiche apostoliche, fondate sulla certezza della risurrezione di Cristo, sulla vittoria finale dell’amore, ben più forte della morte.

Mi piace ricordare un passaggio di un’omelia di Papa Benedetto XVI: la Commemorazione di tutti i fedeli defunti ci dice che solamente chi può riconoscere una grande speranza nella morte, può anche vivere una vita a partire dalla speranza. Se noi riduciamo l’uomo esclusivamente alla sua dimensione orizzontale, a ciò che si può percepire solo dall’esperienza, la stessa vita perde il suo senso profondo. L’uomo ha bisogno di eternità ed ogni altra speranza per lui è troppo breve, è troppo limitata. L’uomo è spiegabile solamente se c’è un Amore che superi ogni isolamento, anche quello della morte. L’uomo è spiegabile, trova il suo senso più profondo, solamente se c’è Dio.

Gesù è stato inviato da Dio Padre per restituire all’uomo la sua dignità perduta con la disobbedienza di Adamo, così da permettere all’uomo l’intima comunione con Dio, che non viene mai meno, anzi viene intensificata perché eterna.

Rendiamo dunque grazie a Dio, che per mezzo del suo Figlio, fatto uomo per noi, e con la potenza dello Spirito, ci ha aperto le porte della vita, per godere in pienezza la gioia e la pace, frutto della contemplazione del volto di Dio Padre.

La comunione con Dio, nella gioia del Paradiso, ci permetterà di intensificare anche il nostro rapporto con le persone che abbiamo conosciuto quaggiù, riconoscendole nella loro autentica verità, ossia nella bellezza semplice, ma squisita, della loro umanità, spesse volte quaggiù velata dalle illusorie apparenze umane.

Nell’al di là poi, riconosceremo tutti i nostri Pastori, in atto di spalancarci le porte del cielo, quale proseguimento del loro impegno apostolico, al nostro arrivo lassù. Sarà un momento di festa e di gioia.

Ogni volta che entriamo in un cimitero, occorre ricordarsi che noi veniamo in quanto cristiani, cioè come persone che credono nel Dio di Gesù Cristo e si affidano al suo amore, un amore che non può venir meno, perché l’amore di Dio è eterno, dura sempre, non si esaurisce mai.

Il brano del libro della sapienza ci ha ricordato che le anime dei giusti sono nelle mani di Dio, quindi al sicuro, protetti e costantemente amati.

Innanzitutto, questa affermazione di fede vale per noi che siamo qui, nel pellegrinaggio terreno.

Noi siamo nelle mani di Dio, sorretti dal suo amore di padre, Egli ci accompagna e ci sostiene dentro la nostra storia.

E crediamo che l’amore di Dio è fedele, non ci abbandona, non ci lascia vagare nel buio; quindi, Dio accompagna e custodisce anche i nostri defunti. Essi vivono una relazione diretta con lui e attraverso di lui sono nella comunione dei santi.

Se è vero che per noi qui in terra la massima tristezza viene dalla incapacità di vivere in piena sintonia con gli altri, (lo sperimentiamo, per esempio, quando facciamo fatica a sintonizzarci con molte persone) e da qui ne scaturisce una triste incomunicabilità e solitudine, occorre ricordare che nella comunione con Dio e con gli altri, invece, nel paradiso di Dio, si sviluppa la capacità di relazione nella sua massima ampiezza, che è pienezza di gioia e di pace.

Nel cielo nuovo e nella terra nuova, descritta nell’Apocalisse, Cristo risorto fa nuove tutte le cose. Non più divisioni, tensioni, differenze umilianti, come tristemente constatiamo ancora tra noi, ma al contrario, è offerta gratuitamente l’acqua della vita; perciò, l’assemblea dei santi è colmata di tutte le seti che qui in terra si sperimentano: sete di verità, sete di giustizia, sete di condivisione e di solidarietà, sete di essere amati e di amare, sete di beatitudine.

Non per nulla è stato letto il testo delle Beatitudini evangeliche. Esse sono un anticipo di paradiso, quello che i nostri morti vivono in pienezza. Le beatitudini Non sono esclusivamente una promessa di un futuro possibile. Già si attuano fin da ora, con la grazia dello Spirito, da chi si impegna a tradurle nella sua vita, a imitazione di Gesù.

Vivendole giorno per giorno, noi innestiamo nel nostro mondo attuale una dinamica nuova, viviamo già fin d’ora ciò che è pienamente realizzato nel paradiso di Dio.

Il futuro è già presente oggi, qui, se accettiamo le beatitudini come la risorsa di felicità che Dio mette nelle nostre mani, dentro le situazioni più ordinarie della nostra vita.

Siamo debitori e grati dell’esempio di vita beata che tante persone defunte, che qui vivono in attesa di risorgere dalla morte terrena, ci hanno offerto, cosi da offrire per loro il santo sacrificio di Cristo che si immola per noi e per tutti in questa Eucaristia. Oscar card. CANTONI

Condividi:

Post correlati