Riflessione del Vescovo di Como, cardinale Oscar Cantoni, nell’azione liturgica presieduta in Cattedrale, a Como, dalle ore 18.00 venerdì 29 marzo.
Alle ore 18.00 il Vescovo di Como, cardinale Oscar Cantoni, presiede la Solenne Azione Liturgica nella basilica Cattedrale. La celebrazione è composta da queste parti:
1. la liturgia della Parola durante la quale si legge la Passione del Signore secondo il vangelo di Giovanni e si propone l’antica preghiera universale;
2. l’adorazione della Croce;
3. la comunione con il Pane Eucaristico consacrato durante la Messa del Giovedì Santo.
Qui di seguito la riflessione del cardinale Cantoni.
In un incontro recente con un gruppo di giovani, mi è stata rivolta questa domanda: non poteva Gesù esprimere il suo amore per noi con mezzi che implicassero una minore sofferenza, piuttosto che attraverso una infamante morte in croce? La croce per gli uomini di ogni tempo rimane uno scandalo e una pazzia, come già S. Paolo ricorda in una sua lettera!
Eppure, la morte in croce di Gesù non è stato un puro incidente, un fatto storico causato da circostanze contingenti, ma deriva da una scelta molto precisa e libera, attraverso la quale Gesù ha rivelato qualcosa della profondità del mistero trinitario, ha manifestato, cioè, la sua intima natura, che è dedizione gratuita e totale. Gesù, immagine piena e visibile del Dio invisibile, ha rivelato con l’offerta della sua vita nella morte in croce l’amore fedele del Dio trinitario.
Questa libera e totale offerta di sé compiuta da Gesù sulla croce è al cuore del mistero trinitario.
Si esplicita così pienamente e con grande evidenza nella sua morte in croce l’amore infinito di Dio, un amore “sino alla fine”. Da qui il nostro corale rendimento di grazie per la profondità e la pienezza di questo dono.
Nello spogliamento totale di Gesù sulla croce, donandosi fino all’ultimo sangue, emerge con grande evidenza l’amore inequivocabile di Dio, mentre ci viene rivelato qualcosa che ha attinenza con lo stesso Essere di Dio. Comprendiamo, ammirati, che Dio è Colui che dona sé stesso al di là del dovuto, nel gratuito, nell’eccesso. Solo nel sacrificio, infatti, si mostra più fortemente la gratuità, l’amore sovrabbondante.
Nel nostro tempo, Dio rimane incomprensibile per quanti non riconoscono e non accettano come nella vita l’amore, per essere fecondo, abbia bisogno di gratuità, di sacrificio, di fedeltà, di sovrabbondanza, di sconfinata dedizione.
Come credenti nel Dio di Gesù Cristo noi, suoi discepoli, siamo chiamati a seguirlo diventando come Lui, chiamati a riempire di gesti d’amore, fedele e perseverante, la nostra quotidianità, fatta di piccoli gesti, in piena gratuità e nella gioia del dono.
In questo modo diveniamo anche noi partecipi e testimoni della comunione trinitaria. Oscar card. CANTONI