“La Lombardia è la terza regione italiana per valore economico generato da cibi e vini DOP e IGP, che è pari a circa 2,5 miliardi di euro, e per noi è importante fare parte di questo sistema con un territorio, quello della provincia di Sondrio, dove i prodotti a denominazione sono sinonimo di eccellenza”. Lo afferma il presidente di Coldiretti Sondrio Sandro Bambini in occasione di Cibus, il Salone Internazionale dell’Alimentazione a Parma, dove allo stand Coldiretti (Padiglione 8 Stand K024) è stata aperta la mostra sulle minacce al Made in Italy a tavola e si è svolto un incontro alla presenza, tra gli altri, del presidente nazionale della Coldiretti Ettore Prandini, del ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare Francesco Lollobrigida e di quello delle imprese e del made in Italy Adolfo Urso.
Grazie a 75 filiere certificate di cibo e vino – precisa la Coldiretti Sondrio – la DOP economy regionale raggiunge un peso del 16% del valore complessivo del settore agroalimentare lombardo, con il comparto cibo che contribuisce nello specifico con 34 filiere certificate (per un valore di circa 2 miliardi di euro), mentre il contributo del comparto del vino deriva da 41 filiere certificate (per un valore di quasi 500 milioni di euro).
Secondo l’ultimo rapporto Ismea-Qualivita 2023 sulla Dop Economy presentato lo scorso dicembre, la Dop economy regionale ha raggiunto un peso del 16% sul valore complessivo del settore agroalimentare regionale, grazie al lavoro di oltre 8.700 operatori. L’impatto economico della Dop Economy vede la provincia di Sondrio tra le prime in Lombardia, con un valore di 291 milioni di euro, preceduta solo da Brescia (878) e Mantova (586).
Il cibo made in Italy – spiega la federazione Coldiretti – assume un ruolo sempre più centrale per la crescita economica del Paese, con il valore della filiera agroalimentare italiana allargata che sale a 620 miliardi di euro. Un successo che si riflette anche nelle esportazioni di cibo, con la Lombardia che fa registrare un aumento in valore del 7% in un anno, sfondando quota 10 miliardi di euro a fine 2023, secondo l’analisi Coldiretti sugli ultimi dati Istat.
“Un valore aggiunto per i nostri territori e l’intero il sistema Paese che – commenta ancora Bambini – è minacciato da diversi fronti ancora aperti in Europa: dai bollini del Nutriscore alle etichette allarmistiche, fino alla direttiva sul packaging e ai prodotti stranieri che diventano magicamente italiani grazie a lavorazioni minime. E proprio al Cibus di Parma, Coldiretti ha portato anche alcuni esempi dei prodotti scoperti nel corso della recente mobilitazione al Brennero: si va dalle cosce di maiale danesi pronte a diventare prosciutti tricolori, fino al formaggio che richiama le Alpi ma prodotto nel Nord Europa”. Il tutto sfruttando la norma dell’ultima trasformazione prevista dall’attuale codice doganale dei cibi che permette ai prodotti esteri di diventare 100% italiani con lavorazioni anche minime.
“Ci siamo battuti a tutti i livelli per frenare alcune storture Ue che minacciavano il futuro dell’agroalimentare nazionale, facendo crollare la produzione e mettendo in contrapposizione agricoltura e ambiente” conclude il presidente di Coldiretti Sondrio. “Ci auguriamo che la futura Commissione faccia scelte più consapevoli e non ideologiche, risolvendo le problematiche ancora aperte che pesano sui bilanci delle imprese agricole europee, ma anche affermando i principi della reciprocità delle regole e della trasparenza verso i cittadini su quanto portano in tavola. Un obiettivo che Coldiretti sostiene con una grande raccolta di firme per una legge di iniziativa popolare che imponga l’obbligo dell’indicazione di origine su tutti i prodotti alimentari in commercio nella Ue”.