Gare per il rinnovo delle concessioni idroelettriche scadute. Crosio: «Fondamentale evitare la colonizzazione dei territori».

Nota ex europarlamentare della Lega Nord e oggi militante nelle fila di Fratelli d’Italia sul tema delle concessioni idroelettriche scadute

“Gare sì, gare no. Chiudono, venerdì 18 ottobre, i termini delle domande per le prime due (piccole) concessioni scadute messe a gara dalla Lombardia – Codera Ratti-Dongo, da 19 MW (attualmente in gestione a Edison), e Resio, da 4 MW (A2A) – e tutto intorno il dibattito sul rinnovo delle concessioni idroelettriche torna ad infiammarsi. Di pari passo con la preoccupazione che un asset tanto strategico, quanto importante per lo sviluppo del Paese possa finire in mani straniere.

In attesa di sapere se il paventato interesse comincerà a concretizzarsi in questa prima prova, è ancora l’ex parlamentare Jonny Crosio, da sempre in prima linea sulla questione idroelettrica, e che già nei giorni scorsi aveva lanciato l’allarme sul possibile «scippo» per mano estera, ad esprimersi sulla questione forte delle parole del presidente nazionale dell’Uncem, Marco Bussone.

Secondo Bussone, infatti, «il rinnovo delle concessioni, per come è stato impostato, ha certamente dei rischi. L’arrivo di grandi gruppi coperti da enormi fondi di investimento e non solo, deve essere controllato. Golden power per l’idroelettrico, o altri strumenti, devono essere concretizzati dalla politica. Anche evitando le gare, come Francia e Austria, con proroghe a fronte di garanzie di investimenti e “ritorni ai territori” dati dalle imprese attualmente concessionarie. Non possiamo fare errori, le istituzioni non devono sbagliare».

«Le dichiarazioni del presidente Bussone sono chiare e inequivocabili – commenta Crosio -, perfettamente in linea con la posizione del Governo che per bocca del Ministro competente Gilberto Picchetto Frattin chiede all’Europa, per il tramite di Raffaele Fitto, il designato vicepresidente esecutivo della Commissione Ue, di togliere una volta per tutte il nostre Paese dall’obbligo delle gare, unico degli stati membri nel perseverare su questa strada, anche dopo il chiarimento da parte dell’Europa sul fatto che non fare le gare non significa infrazione».

Ancora più importanti sostiene Crosio perché espressione diretta dei territori su cui insistono le infrastrutture per la produzione idroelettrica, in modo particolare la montagna Lombarda in quanto primo produttore. «La richiesta di Bussone di evitare la “colonizzazione dei territori” – insiste l’ex parlamentare – sono certo che possa servire da esempio per quei rappresentanti territoriali che continuano ad affrontare questa importante partita con eccessiva timidezza e malcelato subordine».

Nella vicenda poi si inserisce l’ordinanza 161 della Corte Costituzionale che chiede alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea di esprimersi sulla natura della produzione dell’energia idroelettrica, se si tratti di servizi o di beni. Una questione dirimente nella trattativa in corso con l’Unione Europea. Se dovesse essere confermata la natura di beni e non servizi, allora rivedere la norma, inserita tra le milestone del Pnrr, che stabilisce per l’Italia la necessità di indire gare europee sarebbe molto più semplice

«Un’autorevole voce quella della Consulta – dice Crosio – che rafforza la posizione di chi come me combatte da anni affinché le nostre dighe non finiscano in mani straniere» Jonny Crosio.

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