La Giornata Mondiale della Pace è una ricorrenza celebrata dalla Chiesa Cattolica il 1º gennaio di ogni anno. Questo giorno è dedicato alla riflessione e alla preghiera per la pace, offrendo un significato profondo al Capodanno. Istituita da papa Paolo VI con un messaggio l’8 dicembre 1967, la giornata è stata celebrata per la prima volta il 1º gennaio 1968.
Oggi condividiamo una profonda riflessione di don Ettore Malnate, teologo, in occasione della celebrazione della Giornata Mondiale della Pace. Questo evento cade in un anno particolarmente significativo, dedicato interamente alla speranza.
“Nella 58 esima Giornata della pace 1° Gennaio 2025. Rimetti a noi i nostri debiti, concedici la tua pace
Nell’Anno Santo dedicato alla speranza, Papa Francesco si rivolge “in particolare a chi si sente prostrato dalla propria condizione esistenziale, condannato dai propri errori, schiacciato dal giudizio altrui e non riesce a scorgere alcuna prospettiva per la propria vita” (n.1) e chiede di saper ascoltare questo grido dell’umanità minacciata.
Un luogo di ascolto singolare può essere il Giubileo, nel quale la Comunità cristiana deve sentirsi chiamata a “a farci voce di tante situazioni di sfruttamento della terra e di oppressione del prossimo” (n.3).
Quelle che Papa Giovanni Paolo II chiamava “strutture di peccato”.
Non possiamo ignorare la responsabilità di ciascuno di noi circa la devastazione e lo sfruttamento disonesto della nostra Casa Comune, e l’indifferenza di fronte ai “conflitti che flagellano l’umanità” (n.4)e al “trattamento disumano riservato alle persone migranti” (n.4).
Urge un cambiamento culturale:siamo tutti debitori
L’occasione di questo Giubileo della Speranza ci aiuti a riflettere, essendo tutti debitori dell’amore di Dio Padre, a quanto sia importante “affrontare l’attuale condizione di ingiustizia e diseguaglianza, ricordandoci che i beni della terra sono destinati non solo ad alcuni privilegiati, ma a tutti” (n. %).
Quando una persona o una società dimenticano “il proprio legame con il Padre, incomincia a covare il pensiero che le relazioni con gli altri possano essere governate da una logica di sfruttamento” (n.6). “Il sistema internazionale se non è alimentato da logiche di solidarietà….genera ingiustizie” (n.6).
Il debito estero dei Paesi poveri è uno sfruttamento da parte dei Paesi ricchi che “ non si fanno scrupolo di sfruttare in modo indiscriminato le risorse umane e naturali dei Paesi più poveri “ (n.7).
E’ più che urgente un cambiamento culturale già auspicato da Paolo VI. Ciò concretamente potrà avvenire se “ci riconosceremo finalmente tutti figli del Padre e, davanti a Lui, ci confesseremo tutti debitori “ (n.8) e bisognosi gli uni degli altri.
Un cammino di speranza: tre azioni possibili
Papa Francesco prospetta per questo giubilare cammino di speranza “tre azioni che possano ridare dignità alla vita di intere popolazioni e rimetterle in cammino sulla via della speranza “ (n.11).
a) “I Paesi più benestanti si sentano chiamati a far di tutto per condonare i debiti di quei Paesi che non sono nella condizione di ripagare quanto devono” (n.11).
b) “Chiedo un impegno fermo a promuovere il rispetto della dignità della vita umana, dal concepimento alla morte naturale, perché ogni persona possa amare la propria vita e guardare con speranza al futuro…all’eliminazione della pena di morte in tutte le Nazioni” (n.11).
c) “ Richiamandomi a S. Paolo VI e a Benedetto XVI oso rilanciare un appello ad utilizzare almeno una percentuale fissa del denaro impiegato negli armamenti per la costituzione di un Fondo mondiale che elimini definitivamente la fame e faciliti nei Paesi più poveri attività educative e volte a promuovere lo sviluppo sostenibile “(n.11).
La meta della pace
“Cerchiamo – dice il Papa – la pace vera, che viene donata da Dio a un cuore disarmato: un cuore che non si impunta a calcolare ciò che è mio e ciò che è tuo; un cuore che scioglie l’egoismo nella prontezza ad andare incontro agli altri; un cuore che non esita a riconoscersi debitore nei confronti di Dio e per questo è pronto a rimettere i debiti che opprimono il prossimo; un cuore che supera lo sconforto per il futuro con la speranza che ogni persona è una risorsa per questo mondo “(n.13).
“La pace non giunge solo con la fine della guerra, ma con l’inizio di un nuovo mondo, un mondo in cui ci scopriamo diversi, più uniti e più fratelli rispetto a quanto avremmo immaginato” (n.14).” (Don Ettore Malnati – teologo)
Il messaggio per la 58esima Giornata mondiale della pace si chiude con questa preghiera
“Rimetti a noi i nostri debiti, Signore,
come noi li rimettiamo ai nostri debitori,
e in questo circolo di perdono concedici la tua pace,
quella pace che solo Tu puoi donare
a chi si lascia disarmare il cuore,
a chi con speranza vuole rimettere i debiti ai propri fratelli,
a chi senza timore confessa di essere tuo debitore,
a chi non resta sordo al grido dei più poveri”.