Graziella Corsinovi nel libro “Il colore del vento” (pp. 240, € 23, Àncora editrice, Milano) affronta, da un punto di vista letterario, i testi delle canzoni di Fabrizio De André. Nel saggio viene valutata la creatività dell’Artista, detto Faber, dalle prime alle ultime canzoni ed in particolare è analizzato il valore che per il Cantautore hanno le parole. La scelta del titolo è dettata dall’uso che De Andrè fa della parola “vento” che compare spesso nelle sue canzoni con diverse valenze simboliche.
Il vento è al tempo stesso simbolo di forza, di energia, di libertà ed è capace di definire l’evoluzione esistenziale dell’uomo che gestisce il suo destino per la durata della vita, pur facendo parte, insieme agli altri esseri viventi, di un qualcosa di vasto ed infinito come l’universo.
Nel libro si fa spesso riferimento al saggio di E. Alberione “Frammenti di un cammino” che offre una acuta analisi dell’opera di De Andrè dove si afferma che il vento è libertà in movimento.
Appare difficile, rileggendo i testi delle canzoni di Faber, giungere ad una nuova interpretazione delle sue opere caratterizzate da un percorso di crescita costante con la capacità di rimanere sempre fedele a se stesso. Faber è un personaggio colto e sensibile che, grazie alle parole ed alla musica delle sue canzoni, definisce il suo essere uomo tra gli uomini.
De Andrè si è affermato nel panorama musicale al di là delle mode con un linguaggio attuale capace di affrontare i problemi della quotidianità senza dimenticare i valori propri dell’esistenza.
Faber non basa ciò che scrive su dogmi precostituiti, ma, spinto da una crescente curiosità, sposta in continuazione i limiti raggiunti continuando ad agire in assoluta autonomia.
Non si può attribuire a De Andrè una qualche connotazione ideologico-politica. L’intera produzione del Cantautore dimostra quanto egli abbia agito in totale solitudine descrivendo una verità contro corrente libera da preconcetti, convenzioni e ipocrisie.
Per De Andrè gli uomini sono più vittime che artefici del loro destino; il merito o la colpa sono dovute al caso più che a scelte consapevoli mirate al bene e al male.
Faber, come detto, usa spesso la parola ”vento” che è, al tempo stesso, musica e suono in grado di incantare e smuovere le coscienze, suscitare dubbi, senza mai dimenticare la fragilità dell’uomo. Sullo sfondo, però, resta sempre il sogno di una fratellanza universale.
Faber ora è parte di quel vento che tanto amava, ma continua ad accompagnarci con la forza e la dolcezza del vento stesso; lo fa con la musica e le parole della sua poesia.