Sintesi della videoconferenza dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia Comitato di Milano tenutasi giovedì 30 Gennaio alle ore 18.00. Tema dell’incontro “La mia Istria in poesia” Pubblichiamo testo della conferenza a cura di Claudio Fragiacomo e della petessa Loredana Bogliun che ringraziamo per la gentile concessione.
Loredana Bogliun, membro molto attivo della Comunità Italiana in Istria, professoressa e poetessa, ci offre alcun considerazioni sul significato che assume per lei la poesia vernacolare (dialetto di Dignano d’Istria). Recita una selezione delle sue poesie, che commuovono l’uditorio
La mia poesia è la mia fedele compagna di vita – così esordisce la poetessa, creando un caposaldo nella sua esposizione. È un punto che ribadirà a più riprese nel corso della sua presentazione.
Come nasce la sua poesia? La prima poesia l’ha scritta assieme alla nonna, forse per curiosità, o forse perchè anche la nonna teneva nascosta, in quei tempi difficili, una vena poetica. Era il periodo del realsocialismo jugoslavo. Il regime totalitario titino, che aveva messo in atto una strategia di pulizia etnica in Istria, aveva costretto all’esodo la stragrande maggioranza della popolazione italiana del territorio. La gente ne parlava poco anche in famiglia perché aveva paura e non ci si poteva esporre pubblicamente. Loredana bambina, allora residente a Dignano, apprese il dignanese (lingua volgare istroromanza) dai suoi nonni e dagli anziani del paese. Maturò una consapevolezza che la legava alla cultura del territorio, e quella lingua intima e carezzevole maturò come lingua poetica della sua poesia. Per lei era come un sogno, che veniva da lontano, autentica e vera come la rugiada che brilla tra il verde delle foglie, era una lingua vissuta con gli umori della terra.
La poesia è un dono per chi la scrive e un dono per chi la riceve, scaturisce dal silenzio interiore…
va sentita, è necessario penetrare la forza evocativa della parola per parlare della bellezza del mondo, che è aspirazione e necessità di ogni essere umano. La poesia va percepita, il ragionamento non serve a questo scopo e va messo da parte. Basta a volte ascoltare pochi versi per percepire e vivere nel suo magico mondo. È come nella musica, in cui nasce prima il pezzo musicale e solo in un secondo momento arrivano la teoria e la storia della musica. E così anche nella poesia: prima la percezione del nuovo, poi la concettualizzazione teorica.
Entriamo nella dimensione dell’ascolto, la poesia nasce dal silenzio interiore del poeta.
A questo punto Loredana Bogliun ha voluto aprirci il suo mondo recitando una serie di poesie, riassumendo vari momenti ed esperienze della sua vita. Ogni poesia è un’esperienza nuova…Per dare a chi legge una sintesi, un’idea della poetica di Loredana, concludiamo riportando una sua poesia, In tala grota, evocativa del silenzio condizione necessaria del poetare:
In tala grota Nella grotta
quista favela nasso seita, sconta questa parola nasce zitta, nascosta
calada vula ch’a l’anema se de∫mentega scesa laddove si smemora l’anima
e al cor no iò pioun ∫magna e il cuore non ha più affanno
∫ì firmo al vento è fermo il vento
sulo al me rispeiro fa veivi la veita solo il mio respiro fa vivere la vita
al gnente culura al seilensio scour il nulla colora il silenzio scuro
(mei adisso i faghi de douto par dei (io adesso faccio di tutto per dire
ch’al Signur ∫ì in quila grota) che il Signore è in quella grotta)
a sircalo i ∫ì ∫eidi feissi a cercarlo sono andati in tanti
iè catà quil posto ch’a no iò logo ho trovato quel posto che non ha luogo
i staghi nouda par sinteime douta me ne sto nuda per sentirmi tutta
gnente se poi dei de sto fondal mouto niente si può dire di questo fondale muto
ah sei, iussa ah sì, goccia
(Poesia gentilmente concessa dall’autrice. In: Loredana Bogliun sfisse/fessure spiragli, Cofine, Roma 2016, p.7)