L’Intelligenza artificiale è peggio della bomba atomica

«L’umanità è senza speranza se dipenderà dalla scelta delle macchine», ha detto Papa Francesco al recente G7 nel corso del suo intervento incentrato sull’IA (Intelligenza artificiale). In un altro passaggio ha poi sottolineato che «in un dramma come quello dei conflitti armati è urgente ripensare lo sviluppo e l’utilizzo di dispositivi come le cosiddette “armi letali autonome” per bandirne l’uso, cominciando già da un impegno fattivo e concreto per introdurre un sempre maggiore e significativo controllo umano. Nessuna macchina dovrebbe mai scegliere se togliere la vita ad un essere umano».

La questione grave è che ben poche persone si stanno rendendo conto dei pericoli connessi allo sviluppo digitale di cui l’IA, per ora, sembra essere la frontiera più avanzata.

L’uomo della strada ha cognizione e teme gli effetti provocati dall’esplosione atomica perché ha potuto vedere, in decine di filmati, le migliaia di vittime giapponesi provocate dal fungo radioattivo.

Purtroppo, la persona comune, ancora non percepisce il pericolo di una devastazione che incombe sull’intero genere umano, perché l’IA, allo stato attuale, non è nelle mani dei governi, ma di privati cittadini che potrebbero usarla per vantaggi esclusivamente personali.

Matrix, il celebre film uscito nel 1999, racconta il mondo virtuale elaborato al computer per tenere sotto controllo le persone. In pochi anni la fiction è diventata realtà e gli assidui frequentatori di Davos si sono lanciati nel transumanesimo.

Occorre prendere atto (senza timore di essere definiti complottisti) che, all’interno del genere umano, v’è chi persegue il demoniaco disegno di ridurre la popolazione mondiale sulla base di due convincimenti: la Terra non è in grado di sfamare 8 miliardi di persone e meno persone esistono più facile è controllarle.

Ovviamente costoro si sentono “illuminati” e, come tali, meritevoli di stare all’apice del consesso umano, mentre gli altri, i popoli controllati, devono rimanere alla base della piramide sociale e svolgere disciplinatamente gli ordini ricevuti (ovviamente da coloro che stanno sopra di loro).

Ecco perché più di un “illuminato” occidentale guarda con ammirazione il sistema cinese, dove i cittadini sono costantemente controllati e sanzionati o premiati sulla base di criteri dettati dall’élite.

Purtroppo anche vicino a noi ci sono esempi di rappresentanti delle istituzioni che – probabilmente senza averne neppure coscienza – remano nella direzione degli “illuminati” davosiani. Con Sgarbi ci verrebbe da dire: capre, capre, capre, studiate!

Un esempio concreto per non stare nel vago. Ferrovie Nord impone oggi ai viaggiatori di acquistare un biglietto cartaceo da esibire in caso di controllo, ma, si badi bene, unitamente alla ricevuta d’acquisto del medesimo, pena una multa di 5 euro se non si mostrano entrambi i documenti. Per di più al viaggiatore non è più consentito di acquistare il biglietto in anticipo; che so, il giorno prima. No, il documento di viaggio deve essere acquistato tassativamente nella data di utilizzo. Un bel progresso, non c’è che dire. Quello che preoccupa, però, è la tendenza a cui mirano i “geniali burocrati” di Ferrovie Nord, supportati dal competente assessorato ai Trasporti, i quali auspicano di arrivare al più presto all’acquisto del biglietto mediante smartphone.

Il futuro non è digitale? Affermano i genietti. Allora via con lo smartphone, così risparmiamo il costo della carta, ma soprattutto, con un semplice click sul computer, il funzionario di turno o l’Assessore pro tempore sapranno, in tempo reale, il nome e il cognome del singolo passeggero, dove è salito e dove scenderà.

Alla faccia della tanto sbandierata privacy. Inoltre, a che titolo un funzionario delle ferrovie o un assessore hanno diritto di controllare i viaggiatori? Per le statistiche sul flusso dei viaggiatori si possono monitorare i tornelli, o no?

Presto avremo la carta sanitaria che, insieme a quella di credito, al bancomat, al telepass, allo spid, alla pec, alla tessera del supermercato, all’uso di facebook e dei vari social saranno la miniera di dati che, offerti gratuitamente in pasto all’IA, consentiranno a quest’ultima di profilarci rendendoci un docilissimo automa.

Il lettore non sorrida. Attorno a sé avrà di certo tante persone per bene e buone, ma non sottovaluti quelle poche, che esistono; e che sono in grado di fare molto male, proprio con l’uso dell’IA.

Meditare sul discorso integrale di Papa Francesco al G7 è un eccellente esercizio per cominciare a capire che stiamo camminando sul crinale di un gigantesco vulcano la cui camera magmatica è già abbondantemente colma.

L’IA va sottratta ai privati, codificata con leggi e messa nelle mani di soggetti pubblici ineccepibili sotto il profilo etico.

didascalia: immagine da Pixabay

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