Guglielmo Cazzulani nel libro “Dalle finestre della mia speranza” (Àncora editrice) tratta un argomento che origina dalla mitologia greca “Elpis” (speranza, in greco). Il libro inizia con il richiamo alla storia del vaso di Pandora. Zeus e Prometeo, nel periodo età dell’oro erano rivali: il primo, Zeus tesseva l’umanità; il secondo, Prometeo, la proteggeva.
L’umanità era riferita ai soli uomini in quanto le donne non erano apparse sulla Terra; arriveranno grazie alla creazione di Pandora da parte di Zeus.
È nota la fine della disputa: Zeus incatena Prometeo ad una roccia ed ordina ad un aquila di divoragli il fegato.
Ma ciò non è la fine di tutto in quanto Zeus deve ancora occuparsi dell’umanità. Per complicare la vita agli uomini creò la donna, Pandora, appunto, un essere incredibilmente bello dotato di tutti i doni dell’Olimpo; non a caso Pandora significa “tutti i doni”.
Zeus darà Pandora in sposa al fratello di Prometeo, Epimeteo; qui occorre precisare che il significato di Epimeteo è “colui che pensa sempre dopo” a differenza di Prometeo che significa “colui che pensa prima d’agire”.
Appare chiara la scelta di Zeus di dare Pandora in sposa ad Epimeteo; è noto che certi uomini ragionano prima con la pancia e poi con la testa.
Pandora, la curiosità è donna, apre il vaso liberando i mali che, in esso contenuti, invaderanno il mondo.
Il mito di Pandora ha un particolare nascosto. Resasi conto dell’errore commesso, Pandora chiude il vaso e nota che, sul fondo, è però rimasta Elpis, “la speranza”.
Questo è un dettaglio fondamentale perché la speranza resta sul fondo del vaso, mentre tutti i mali girano liberi per il mondo. La speranza è loro nemica.
Una prima analisi della visione mitologica greca evidenzia una chiara tendenza misogena del mondo popolato, nell’età dell’oro, da soli uomini che, con l’arrivo della donna, Pandora, perdono la loro felicità, fatto che correttamente farebbe infuriare le donne in generale.
Il punto è che la speranza resta sul fondo del vaso; forse dev’essere considerata anch’essa un male oppure è in realtà un argine alle disgrazie del mondo.
Il compito di un mito non è trovare risposte, ma fare pensare chi legge.
In questo si assomigliano i miti presenti nella Bibbia e quelli riportati nella mitologia greca.
Se la speranza è un male forse è il più grande di tutti, in quanto ci illude nel desiderare una felicità che non potremmo raggiungere.
Anche Papa Francesco esorta i giovani dicendo loro di non lasciare che qualcuno rubi loro la speranza.
La speranza non è una parola, ma una rivoluzione ed è l’attrice non protagonista del mito di Pandora.
La speranza è in realtà la fiducia nel futuro, non a caso ricorre spesso nella terminologia cattolica in quanto se si crede in lei, si dà corpo alla possibilità di cambiare le cose in meglio.
Elpis resta sul fondo del vaso e rischia di essere incolpata, ingiustamente, dell’infelicità del mondo. Il mondo è colmo di disperazione che ha la sua manifestazione peggiore nelle guerre.
Rinunciare a credere nella speranza, lasciarla soccombere o farcela rubare significa consegnare il mondo e le nostre vite al male.
Se impariamo a credere nella forza di Elpis, “la speranza”, opporremo un freno e forse una barriera al male del mondo.
Dalle finestre della mia speranza, pagg. 160, € 15.50.