Partiti poco attraenti e antipolitica aiutano l’astensione al voto

La sera del 19 Aprile 1948, vennero resi noti i risultati delle votazioni politiche tenutesi domenica 18 e lunedì 19 nelle 31 circoscrizioni per la Camera e 19 per il Senato. La Democrazia Cristiana ottenne il 48,5 per cento dei voti e 305 seggi, superando di 18 punti il Fronte Democratico Popolare che, nato dall’unione tra comunisti e socialisti, si fermò al 30 per cento.

A far prevalere la Dc furono diversi fattori: l’attrazione dei valori democratici incarnati dal modello statunitense in alternativa al comunismo dittatoriale proposto dall’Unione sovietica, gli aiuti di Washington con il piano Marshall, il sostegno della Chiesa e un’intelligente campagna elettorale contro il pericolo stalinista.

Il leader del partito uscito vincitore, Alcide De Gasperi, pur avendo la maggioranza dei voti in entrambi i rami del Parlamento, con grande acume politico, non formò un governo monocolore, ma associò nell’esecutivo il Partito socialista democratico, il Partito repubblicano e il Partito liberale. Nacque così quella stagione politica, “il centrismo” che per oltre quarant’anni diede all’Italia stabilità politica e soprattutto progresso economico. Checché ne dicano gli oppositori il nostro è un Paese che si governa “dal” e “nel” Centro; per una ragione elementare: gli italiani hanno nel loro dna la moderazione.

Il Pd, erede del marxismo, ha abbracciato il radicalismo pannelliano ed è finito per fare da stampella ai poteri forti controllati dagli “illuminati” di Davos.

Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia riassumono, in parte, le istanze dell’elettorato centrista, ma sono molto più condizionati, rispetto al passato, dalle amministrazioni statunitensi a trazione democratica che impongono scelte atlantiste non sempre azzeccate alla luce dei nuovi assetti geopolitici mondiali.

La vera metastasi per l’Italia sono i 5Stelle, nati dall’intuizione di un comico che è riuscito, con l’antipolitica, a devastare il già precario equilibrio sociale del nostro Paese. Ha fatto breccia l’idea che tutti i partiti italiani fossero corrotti e che un movimento spontaneo, come quello fondato da Gianroberto Casaleggio e Beppe Grillo, avrebbe risanato la società italiana.

Ricordate il loro libro “La Rete contro i partiti. Siamo in guerra per una nuova politica”? E il post di Grillo del 10 Febbraio 2013: «Apriremo il Parlamento come una scatoletta di tonno. Scopriremo tutti gli inciuci, gli inciucetti e gli inciucioni: quando illumini un ladro il ladro non ruba più!»?

Quelle paternali hanno avuto un indubbio successo se nel 2022 alle urne si sono recati il 63,78 per cento, un dato che pone quelle elezioni italiane nella top 10 dei maggiori crolli di affluenza nella storia dell’Europa Occidentale dal 1945 ad oggi. Un dato ancor più impressionane se confrontato con quello del 1948 quando la percentuale di votanti fu del 92,23 per cento. Tra una cinquantina di giorni si voterà per rinnovare sia il Parlamento europeo sia molte amministrazioni comunali. Avere agganciato il voto locale a quello europeo fa sperare in una minore diserzione degli elettori dalle urne.

È davvero preoccupante il calo dei cittadini che si recano ai seggi perché è un chiaro indice di quanto sia insufficiente o comunque inadeguata la generale offerta politica. Nell’arco di pochi anni si sono esaurite leadership, apparentemente molto consistenti: Mario Monti con un partito fondato nel 2013 e scioltosi solo dopo sei anni di vita, nel 2019; Matteo Renzi passato dal 40,81 per cento alle europee del 2014, quando era segretario del Pd, al 3,1 per cento da segretario di Italia Viva; Matteo Salvini, segretario della Lega, passato dal 34,3 per cento alle europee del 2019 all’8.8 elle elezioni politiche nel 2022.

Giorgia Meloni, troppo esposta su Kiev e frenata sugli effetti avversi provocati dalle vaccinazioni durante la pandemia, potrebbe vedere sfumati una parte di quei 5.900.000 voti in più ottenuti rispetto alle politiche del 2018. Resta il problema di fondo però: l’aumento degli astenuti. Che cosa potrebbe accadere il giorno in cui quest’ultimi dovessero superare la soglia del 50 per cento? Siamo sicuri che da una maggioranza di non votanti non potrebbe sorgere un capo popolo alla Masaniello? L’Italia, l’Europa, il mondo hanno bisogno di leader a servizio della persona.

didascalia: De Gasperi in piazza Duomo 1948 – Chiesa di Milano

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