Nella ricorrenza liturgica di san Francesco Saverio, il gesuita patrono dei Missionari Saveriani (la Pia Società fondata dal santo arcivescovo Guido Maria Confonrti), il Vescovo di Como, cardinale Oscar Cantoni, ha presieduto la mattina del 3 dicembre, alle 11.30, la Santa Messa all’Istituto Saveriano Missioni Estere di Tavernerio (Como). Qui di seguito l’omelia del Vescovo.
La festa di san Francesco Saverio è Una occasione favorevole per ringraziare i padri Saveriani per la loro presenza nella nostra Chiesa, sentendoci pienamente sintonizzati, così da sentirci con voi una sola famiglia con i medesimi ideali e una sola missione.
La vostra missione particolare è quella di inserirsi nei contesti del mondo in cui Gesù non è conosciuto, dentro quei luoghi di forte secolarizzazione dove egli è ignorato o perseguitato o dove la società pensa di poterne fare a meno.
“Che Gesù sia conosciuto ed amato da chi ancora non lo conosce e non lo ama” -: è il vostro programma di missione, ma è anche il nostro, dentro il contesto umano in cui viviamo, dove Gesù anche qui non è conosciuto e amato e non si avverte un grande bisogno di Lui.
Anche da noi i rilievi statistici ci riferiscono che la presenza alle celebrazioni è diminuita, i battesimi sono più pochi, come pure i matrimoni, i giovani sono assenti dalle liturgie. La mentalità cristiana è letteralmente soppiantata da una predicazione antievangelica, che la gente assorbe comunemente e la dà per scontata.
Noi non possiamo fermarci alla descrizione dei dati e piangerci continuamente addosso, prendere tristemente atto della situazione e rimanere impauriti davanti a questa realtà, non possiamo nemmeno reagire con toni deprecatori o ritornare a metodi passati, nella illusione che tutto tornerà come prima.
Davanti a questi veleni che rischiano di rattristarci o di deprimerci, abbiamo bisogno di mantenerci fortemente uniti come comunità e di reagire con uno stile ben visibile di mitezza, di mansuetudine, con segni di bellezza che affascinano, di unità che sorprende, di solidarietà che commuove, di capacità di dialogo, senza attendere di essere chiamati, con uno spirito di fede che ci fa vedere Dio all’opera dentro la storia di oggi, attraverso di noi, artigiani di pace di unità, di giustizia e di misericordia, di consolazione e di dolcezza. .
Dio non ha chiuso i battenti, non si è ritirato in attesa di tempi migliori, quando le persone saranno più disponibili o sensibili. Lo Spirito che soffia sempre dove vuole non è nemmeno agli arresti domiciliari nella istituzione ecclesiale. L’azione dello Spirito è misteriosamente presente ed opera nel cuore di ogni uomo e nella storia dei popoli, nelle culture e nelle religioni.
Si tratta per noi di vivere il vangelo in modo tale che gli altri si sentano invitati spontaneamente a scoprire ciò che ci fa vivere. Dobbiamo conquistare le anime attraverso la santità prima di convincerle con la dottrina. La nostra conversione non è accessoria né già compiuta. La conversione degli altri dipende in primo luogo dalla loro coscienza, ma anche dalla nostra preghiera.
Il Signore dona ancora a noi, come singoli e come comunità, i mezzi vivificanti della grazia attraverso cui operare, così da scacciare i demoni, parlare lingue nuove, prendere in mano i serpenti, imporre le mani ai malati.
Andate in tutto il mondo, nonostante tutti i contrasti di sempre, sorretti dalla invincibile speranza che scaturisce dal mistero pasquale.