Generale Giuseppe Morabito membro del Direttorio della NATO Defence College – Forse ci siamo! In Qatar i negoziatori di Israele e Hamas stanno facendo un ultimo sforzo per siglare un cessate il fuoco a Gaza, con tutte le parti che suggeriscono che un accordo è quasi praticamente fatto.
Questo mercoledì pomeriggio ci sono state segnalazioni di una svolta, con funzionari israeliani, che hanno mantenuto l’anonimato, che hanno affermato che Hamas aveva accettato l’ultima bozza presentata dai mediatori dil Qatar, Stati Uniti e Egitto. L’ufficio del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha tuttavia rapidamente smentito le segnalazioni e pare che non ci sia stato alcun commento immediato dal gruppo armato palestinese.
Martedì sera, il segretario di Stato americano Antony Blinken ha affermato che si era “sull’orlo” di un accordo e in attesa della “parola finale da Hamas”. Questo sarebbe l’ultimo successo che il presidente americano Biden si vuole attribuire prima di lasciare la Casa Bianca.
Un funzionario palestinese ha fatto trapelare che Hamas avrebbe rilasciato tre ostaggi il primo giorno seguente l’accordo, dopodiché Israele avrebbe iniziato a ritirare le truppe dalle aree popolate di Gaza. Ulteriori rilasci di ostaggi sarebbero stati scaglionati nelle settimane successive, con Israele che avrebbe permesso ai residenti sfollati di tornare nelle aree settentrionali delle Striscia. Israele, da parte sua, ha fatto sapere che si aspetta che 33 ostaggi vengano rilasciati nella prima fase del cessate il fuoco e che libererà un numero ancora da determinare di prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane a titolo di scambio.
I negoziati per la seconda fase, che dovrebbe vedere il rilascio degli ostaggi rimanenti, un ritiro completo delle truppe israeliane e una “calma sostenibile”, inizieranno dopo due settimane dalla ratifica dell’accordo. Il portavoce del ministero degli esteri del Qatar ha fatto sapere , non più tardi di martedì, che non ci sono problemi importanti che bloccano un accordo e che spera che i colloqui “portino molto presto a un accordo”.
Lo stesso ha anche avvertito che “il più piccolo dettaglio” potrebbe tuttavia ancora minare il processo. Le comunità palestinese e israeliane sperano che l’accordo di Gaza si a sempre più vicino.
Va sempre tenuto a mente che l’esercito israeliano (IDF) ha lanciato una campagna per neutralizzare definitivamente il gruppo terroristico di Hamas in risposta all’attacco senza precedenti del gruppo al sud di Israele il 7 ottobre 2023, in cui circa 1.200 persone sono state uccise e altre 251 sono state prese in ostaggio. Da allora, migliaia di persone hanno perso la vita nei combattimenti a Gaza( dati forniti dal ministero della Salute del territorio gestito da Hamas).
La maggior parte della popolazione (più di due milioni di persone) è stata anche sfollata, c’è stata una distruzione diffusa e permangono gravi carenze di cibo, carburante, medicine e rifugi a causa dei combattimenti tra IDF e terroristi di Hamas ancora presenti a Gaza.
Il governo israeliano afferma che 94 degli ostaggi, rapiti il 7 ottobre, sono ancora prigionieri di Hamas, 34 sono purtroppo presumibilmente morti e a questi si aggiungono quattro israeliani rapiti prima della guerra.
Come noto, i parenti degli ostaggi rimasti hanno esortato il governo israeliano a fare tutto il necessario per raggiungere un accordo e riportare tutti a casa e sostengono che questa sia “l’ultima occasione per salvarli”. Anche i palestinesi sperano che la fine della devastante guerra durata 15 mesi sia vicina e che con la pace e sia permesso loro di tornare alle proprie case e sapere che finalmente si possa vivere in pace.
La sintesi dell’accordo prevedrebbe che Israele rilasci più di 3.000 detenuti palestinesi, tra questi anche 200 condannati all’ergastolo, e altri mille di cui fanno parte minorenni, donne e prigionieri malati. In cambio Hamah dovrebbe rilasciare 33 ostaggi israeliani e stranieri vivi, compresi i soldati dell’IDF feriti e caduti nelle sue mani.
Secondo i media israeliani, entrambe le parti dovevano dar prova di flessibilità per arrivare a un accordo entro il 20 gennaio data in cui il presidente americano eletto Trump prenderà posto alla casa Bianca di Washington.
L’osservatore attento della regione sa che un accordo di pace appare possibile perché’ oggi i 24 battaglioni di Hamas sono praticamente azzerati nella loro operatività, l’IDF controlla i corridoi di ingresso alla Striscia denominati Filadelfia e Netzerim, il nord della Striscia è isolato dal resto dell’enclave e gran parte dei rifugi e tunnel costruiti da Hamas sotto Gaza sono stati resi inservibili. Inoltre, appare fuori discussione che il gruppo terrorista di Hezbollah stia tentando a di riorganizzarsi con enormi difficoltà dato le perdite di uomini e materiali subite, in Siria fortunatamente non comanda più l’Iran (ma vedremo come evolveranno gli eventi con i nuovi governanti), Teheran è più fragile e soprattutto, dopo la reazione israeliana sul suo territorio, non ha più un sistema di difesa aerea credibile e efficiente, il leader terrorista Yahya Sinwar è stato neutralizzato.
Tra le persone che Hamas ha chiesto di liberare in cambio degli ostaggi del 7 ottobre potrebbe essere inserito Marwar Barghouyi.
Atteso che il maggior ostacolo alla risoluzione del conflitto Arabo-Israeliano è il costante rifiuto dell’Autorità Palestinese, degli intellettuali e dei leader religiosi palestinesi, a riconoscere la legittimità di Israele all’interno di qualsiasi confine, oltre alla promozione di una cultura d’odio e violenza all’interno della loro società, alcuni analisti ritengono che Marwan Barghouti, condannato per omicidio e atti di terrorismo (è stato uno dei leader della Seconda Intifada, la campagna Palestinese di attacchi kamikaze e sparatorie su civili israeliani tra il 2000 e il 2005) possa essere la persona che ha la capacità di riunire tutti i palestinesi sotto una singola guida.
Barghouti, se liberato e eletto alla guida di tutti i palestinesi, non potrà comunque essere considerato semplicemente un innocente leader e parlamentare palestinese dato il suo passato criminale.
Marwan Barghouti è stato infatti condannato a cinque ergastoli in Israele, per la morte di civili innocenti. Barghouti ha fondato le Brigate dei Martiri di al-Aqsa, un gruppo terrorista, responsabile della morte di decine di israeliani in diversi attentati (compresi attentati kamikaze), avvenuti tra il 2001 e il 2005. Inoltre, Barghouti è stato anche membro dei Tanzim, fazione armata di al-Fatah, responsabile di attacchi contro israeliani durante la Seconda Intifada e nel corso dei processi, Barghouti non ha mai mostrato rimorso per le sue azioni.
In Italia qualcuno ha sconsideratamente pensato di conferire a questo terrorista una tessera onoraria, ma questo rientra nel gioco delle parti. Qualcuno ha anche avanzato il sospetto che anche il nuovo presidente siriano Al-bashir (nome di battaglia Al Jolani) sembrerebbe sia stato parte del gruppo che ha organizzato la strage di Nassiria…ma questa è un’altra storia.
didascalia: Generale Giuseppe Morabito membro del Direttorio della NATO Defence College